BENEDETTO PETRONE, OPERAIO BARESE DICIOTTENNE UCCISO DAI NEOFASCISTI
28 nov 2025

BENEDETTO PETRONE, OPERAIO BARESE DICIOTTENNE UCCISO DAI NEOFASCISTI

BENEDETTO PETRONE, OPERAIO BARESE DICIOTTENNE UCCISO DAI NEOFASCISTI

48° anniversario

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L’omicidio di Benedetto Petrone ha costituito uno spartiacque nella storia degli anni ’70 baresi.
I fatti del 28 novembre 1977 e le successive giornate di mobilitazione restarono e restano impresse nella memoria collettiva della città
e molte domande rimangono ancora senza precise risposte:
perché fu proprio Benedetto ad essere ucciso? Chi armò la mano dei neofascisti? Chi furono i mandanti?

Presero lui perché non poteva fuggire. Da bambino aveva avuto la poliomielite ed era zoppo, non poteva correre.
E così mentre gli altri riuscirono a fuggire, lui rimase indietro.
A Bari, quel 28 novembre del 1977 i neofascisti si avventarono contro Benedetto Petrone in quaranta.
Con le catene, i bastoni e infine i coltelli. Lo massacrarono, finendolo con una coltellata al ventre.
Quaranta armati contro un ragazzo invalido. Aveva diciott’anni Benedetto e una sola colpa: essere un militante del PCI.
Era un bravo ragazzo, sempre sorridente, faceva l’operaio edile e nel tempo libero un po’ di militanza nella giovanile. Non aveva mai fatto male a nessuno.
E venne punito perché non poteva correre come gli altri. Venne punito perché quel giorno 40 neofascisti cercavano
qualcuno da massacrare e si avventarono sul più fragile.

Nell’immediato, si tentò di accreditare la tesi degli “opposti estremismi”: la Gazzetta del Mezzogiorno del mattino successivo titolò: “Squadraccia missina uccide a Bari giovane comunista”, ma già nella seconda edizione . il titolo diventerà più ambiguo: “Feroce aggressione a Bari: giovane comunista ucciso da estremisti di Destra”.
Tutta la Puglia si riversò su Bari, un popolo antifascista di tutte le età (oltre 30 mila persone), diede vita ad una grande manifestazione.
Nell’anno successivo iniziò il processo. Il Movimento sociale tentò di prendere le distanze dall’accusato, Giuseppe Piccolo, che definì “mentalmente instabile”. Dopo due anni, il Piccolo venne condannato a 22 anni mentre i suoi complici godettero di ampi sconti di pena.
A distanza di 48 anni, il procedimento Petroni-bis di opposizione alla richiesta di archiviazione è stato ulteriormente rinviato. Un libro ne ricorda la violenta scomparsa e la successiva ricerca di giustizia. Il testo di Vincenzo Colaprice, “Benedetto Petrone.
Storia di una generazione e di un delitto”, ricostruisce i fatti del 28 novembre ’77 e le successive giornate di mobilitazione.
Il volume prova a riflettere sugli snodi relativi al delitto, all’interno del complesso scenario degli anni di piombo in Italia e in Puglia.
La sezione Anpi di Molfetta ricorda il giovane operaio con la deposizione di una corona all’interno dello stadio a lui dedicato, in memoria di quel ragazzo barese che non riuscì a correre sull’asfalto bagnato per sfuggire ai suoi carnefici a causa della sua disabilità. La cittadinanza è invitata. Venerdì 28 novembre ore 16.30.

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**A lui, anche quest'anno il ricordo di tutti noi.**