
Graziano Fiore
Si era già al 28 luglio, al terzo giorno dallo sgambetto regio al fido compagno di venti anni.
In corteo la folla, formata in gran parte di studenti e giovani operai, percorse le vie cittadine per recarsi incontro ai compagni di lotta e di fede, che, come era stato assicurato, sarebbero usciti in giornata dal carcere; ma nei pressi della federazione fascista, in via Niccolò dall’Arca, ripetute scariche di fucileria sbandarono i dimostranti, lasciando sul suolo esanimi ben ventitre giovani vite, oltre a più decine di feriti.
D’ordine delle locali autorità, in virtù del proclamato stato d’assedio, ogni dimostrazione era vietata; perseguibili penalmente erano pertanto i dimostranti, considerati quasi rivoltosi o fomentatori di disordini ; encomiata era l’opera della polizia per l’energia con cui aveva ordinato alla truppa di tirare contro la popolazione inerme…
Il che non ha bisogno di commento: si commenta da sé! Lo zelo delle autorità locali nell’eseguir gli ordini diramati dal centro era pari all’animo spregiudicato e aggressivo delle forze di reazione, donde quegli ordini partivano.
(…) Pegno della nuova e più profonda scissura che si scavava tra i Savoia e il paese era il sangue di vittime innocenti, di giovinetti stroncati nel loro primo slancio alla vita, di padri barbaramente tolti alle proprie creature. Valga per tutti ricordare i nomi purissimi di Graziano Fiore e Fausto Buono, non ancora ventenni, di Giuseppe Gurrado, del cui affetto venivano privati e la moglie e i figli ancor fanciulletti. I lor nomi, i nomi degli altri tutti son nei nostri petti pegno perenne della lotta che dobbiamo condurre senza esitazione fino al termine, fino alla piena affermazione dei nostri e dei loro ideali. (…) Non vi sarà pace nel mondo, finché sopravviveranno, subdolamente operando all’interno e all’esterno in nome di più angusti interessi, forze che all’instaurazione e inveramento di quei principii tenacemente contrasteranno. Son le forze coteste che abbiamo già chiaramente individuate. Di fronte alla loro non piegherà la nostra volontà: è il giuramento che ci lega a tutti i caduti per la libertà e qui, in Bari, ai morti del 28 luglio.